venerdì 19 ottobre 2018

Capita


Verso il 10 novembre.


In tempi di cambiamenti climatici e riscaldamento globale le stagioni non si riconoscono più. Mesi che dovrebbero essere freddi e nebbiosi si trasformano in tiepide primavere gettando il fisico e la mente in stato confusionale. Per decenni abbiamo dato per assodato che le stagioni fossero come ce le siamo sempre immaginate e ora crediamo di non essere in grado di adeguarci e di reagire, per evitare la catastrofe. Abbiamo confidato nel permafrost, il ghiaccio eterno, sotto cui tutto rimane indenne e immutabile (credevamo!), qualunque cosa potesse accadere in superficie. Per fermare la deriva occorre aprire gli occhi e fare i conti con la complessità del presente: il permafrost si è sciolto, si stava sciogliendo da tempo. Ciò che consideravamo inviolabile non lo è più e ha liberato virus che consideravamo estinti in epoche remote.

Eppure capita che una mattina ti svegli, ti alzi, e c’è esattamente il tempo che dovrebbe esserci. Rimani quasi sorpreso, abituato alla routine del bailamme a cui ti eri abituato. Può capitare in pieno inverno come in autunno: a Macerata ad esempio è capitato il 10 febbraio 2018. Quel giorno in strada c’era esattamente la temperatura che avremmo voluto, non un grado in più ne uno in meno, non una folata di vento avverso, nessuna bandiera sventolava più del necessario, nessuno striscione era problematico da reggere. Ma in questo caso non stiamo parlando di meteorologia, e certe cose non capitano, si costruiscono. Si conquistano insieme.

A Macerata proprio nel momento che sembrava più buio, con attentatori fascisti che sparavano in strada, ministri dell’Interno che minacciavano interventi repressivi nei confronti di chi voleva manifestare, ci fu una straordinaria risposta. Il 10 febbraio fece emergere tutte le contraddizioni e il marciume dell’allora compagine governativa e diede il via a settimane di grandi mobilitazioni in tutto lo stivale.

A 8 mesi di distanza siamo convinti che lo spirito di quelle giornate non sia del tutto sopito. Le recenti manifestazioni di Roma e Verona, le raccolte fondi per Mediterranea come per i bambini di Lodi, e ancora le manifestazioni per Riace, le risposte in ogni città in cui provano ad affacciarsi fascisti di ogni sorta e le mobilitazioni di fronte al vero volto del governo sulle grandi opere ci dicono che, pur nelle differenze, siamo tutto fuorché immobili. Si tratta di risposte insufficienti? Certo. Parziali? Sicuramente. Eppure sono eventi che mettono continuamente in crisi la narrazione quotidiana del consenso dilagante al governo del cambiamento. Noi siamo certi che delle contraddizioni si siano aperte e la luce inizia a filtrare dalla fitta nebbia che sembrava avvolgere tutto. Bisogna, tutte e tutti, spazzare via definitivamente questa coltre. Perché una cosa è certa: per capire la temperatura occorre uscire di casa e scendere in strada, mettersi in gioco.

Perché capita, può capitare in pieno inverno come in autunno, che in strada ci sia esattamente la temperatura che vorremmo, non un grado in più né uno in meno, non una folata di vento che faccia sventolare una bandiera più del necessario. Potrebbe capitare ad esempio a Roma il 10 novembre. Ma in questo caso non stiamo parlando di meteorologia, e certe cose non capitano, si costruiscono. Si conquistano insieme.

Daje.

csa SISMA Macerata