lunedì 7 novembre 2016

Il terremoto e il diritto di scegliere


Foto: corriere.it

Un evento così improvviso e dirompente come il sisma che ha colpito le popolazioni di Marche, Umbria, Lazio e Abruzzo obbliga a misurarsi con un tempo e uno spazio totalmente diversi da quelli ordinari.
 Il terremoto così come squarcia la terra sconvolge le nostre abitudini e relazioni quotidiane, costringendoci nel bene e nel male a vivere e pensare un senso diverso dello stare insieme. Il pericolo è rifugiarsi nelle solite narrazioni che fissano l'appartenenza ad una comunità nei limiti dei confini amministrativi, creando divisioni inutili e dannose tra comuni, province, regioni, territori che stanno vivendo la stessa difficile situazione. Sarebbe molto più utile invece capire ed osservare in profondità che in momenti drammatici come questi è la differenza tra ricchi e poveri che si mostra nella sua nudità.


I soldi stanziati per l'emergenza non basteranno mai: potevano essere sufficienti solo se erano già attivi meccanismi di welfare reali, come un semplice ma sacrosanto reddito di esistenza con cui da subito tutti i colpiti dal terremoto potevano avere almeno la possibilità di scegliere, di gestire l'emergenza con relativa tranquillità e dignità. In un paese a rischio idrogeologico come l'Italia è semplicemente folle pensare di gestire a posteriori le decine di emergenze che si manifestano ogni anno. Le ripercussioni di questo sisma dureranno anni: chi si trovava in condizioni economiche privilegiate ne verrà appena scalfito, potrà mettere in sicurezza la propria casa, decidere se e come rimanere; chi aveva poco rimarrà con ancora meno, in (purtroppo) muta ma dignitosa sofferenza, in balia di decisioni calate dall'alto, tra trasferimenti forzati e ritorni in case fragili e precarie come le condizioni di vita di troppe persone oggi. Occorre dare da subito alle popolazioni colpite la possibilità di scegliere; dar loro la possibilità di rimanere, attraverso interventi immediati e materiali, nelle proprie città e nei propri borghi, soprattutto nelle zone montane che rischiano un vero e proprio spopolamento difficilmente recuperabile.

La vera scommessa non è sperare in un semplice "ritorno alla normalità": la terra se ne sbatte della normalità, è rivoluzionaria "per natura" e ce lo sta dimostrando. La sfida è quella di smetterla con le continue emergenze: esigere ora la redistribuzione della ricchezza, fare sistema non solo per noi ma per tutti gli sfollati del mondo, per chi il maremoto lo sceglie per forza dovendo fuggire da guerre e miseria e rischiare la vita ogni giorno per salvarsi. Non siamo tutti sulla stessa barca, e i danni del terremoto non sono uguali per tutti, proprio per niente.


Csa Sisma - Centri Sociali Marche