domenica 1 maggio 2011

Racconti d'Oltremare

Certi uomini sono quello che i tempi richiedono. Si battono, a volte muoiono, per cose che prima di tutto riguardano loro stessi. Compiono scelte che il senno degli altri e il senno di poi stringono nella morsa tra diffamazione ed epica di stato. Scelte estreme, fatte a volte senza un chiaro perché, per il senso dell’ingiustizia provata sulla pelle, per elementare e sacrosanta volontà di riscatto.
La retorica degli alzabandiera e la mitologia istituzionale offrono una versione postuma e lineare della storia. Ma la linearità e l’agiografia non servono a capire le cose. Le frasi fatte e le formule ripetute dai palchi, come dai pulpiti, coprono la rabbia, lo sporco e la dinamite, consegnando al presente quello che chiede.
Scavare nel cuore oscuro di vicende dimenticate o mai raccontate è un oltraggio al presente. Un atto spregiudicato e volontario.
Le storie non sono che asce di guerra da disseppellire.
(da “Asce di Guerra” di Wu Ming, Einaudi editore)

Mai come per la vicenda di Carlo Abbamagal queste parole valgono di essere spese. Perché si parla di “partigiani d’oltremare” e perché la loro storia è rimasta sepolta per molti, troppi anni.  
Disseppellire un’ascia di guerra non è operazione semplice: occorre tempo, tenacia e spirito di abnegazione. L’ascia non compare come le conchiglie da sotto la sabbia quando l’acqua si ritira e torna in mare. La storia di Carlo Abbamagal e dei 50 dell’Oltremare ha impiegato quasi 70 anni ad emergere, dopo anni di lavoro e grazie alle ricerche di Matteo Petracci - dottore di ricerca in storia, istituzioni e politica dell’area euromediterranea presso l’Università di Macerata - così che il corso degli eventi inizia ora ad apparire sempre più nitido e chiaro e da passato si fa presente, strumento di lotta contro le mistificazioni e le dimenticanze storiche, ascia di guerra contro i razzismi e i fascismi di oggi.
Il 7/8 marzo al CSA Sisma di Macerata Wu Ming 2 per due giorni, grazie al seminario “Racconti d'Oltremare”, ha lavorato con i corsisti alle vicende degli africani concentrati a Villa Spada di Treia, attraverso i materiali d’archivio che parlano di come “alcuni di essi si sono dati alla macchia unendosi ai ribelli” esplicando “considerevole attività” e risultando “quanto mai feroci”. Di come insomma, dall’ottobre del ’43, nelle montagne del maceratese, le bande partigiane annoverassero nelle loro fila etiopi, eritrei e somali, tra i primi a battersi contro il regime fascista.

I due giorni del laboratorio sono stati intensi, densi di incontri e discussioni, a dimostrazione di come gli spazi sociali possano essere ancora oggi luoghi di sperimentazione culturale. Momento conclusivo di Racconti d’Oltremare è stato un incontro pubblico, nella serata di domenica, in cui Matteo Petracci e Wu Ming 2 hanno raccontato la storia di Carlo Abbamagal e degli altri 50 dell’Oltremare grazie anche a  documenti d’epoca e foto d’archivio. I temi e le vicende narrate sono quanto mai attuali: ci siamo lasciati giurandoci che questa storia non è ancora finita. Anzi, è appena iniziata.

Vi proponiamo l'audio integrale dell’incontro [se non visualizzi il lettore clicca qui]


La video intervista a Matteo Petracci

Alcuni documenti mostrati durante l'incontro:

- Il video dell'Istituto Luce sull'inaugurazione della Triennale d'Oltremare



- Il manifesto della Triennale

- Foto d'archivio della Triennale d'Oltremare

  





- Villa Vannutelli


- Il battaglione Mario con Carlo Abbamagal


In piedi, da sx: Nikola Budrinić, Mirko Gubić, Ivan Dovcopoli, Stefano Ponomarenco, Mosé Di Segni, Frane Trlaja, Don Lino Ciarlantini, Cesare Manini, Ivan Rjenicenko, Cesare Cecconi Gonnella. In basso: Rajko Djurić, Bruno Taborro, Vassili Simonjenko, Ivan Vasiljenko, Carlo Abbamagal,, Sergio Cernjejev, Luigi Verdolini, Mate Gispić (Djapić?)


- Il luogo temporaneo di sepoltura di Carlo Abbamagal dopo lo scontro a fuoco con la pattuglia tedesca (Valdiola)



- La bara e la lapide a Carlo Abbamagal





- Il sito dei caduti della polizia italiana